Villa Serego

Le ville del Palladio.

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Villa Serego - S. Sofia di Pedemuro ( Verona )

 

Altra straordinaria invenzione di Palladio: unicum nella sua architettura!

Qui abbiamo una struttura totalmente aperta; sembrerebbe quasi che Palladio utilizzasse il portico, che finora è stato usato esclusivamente nella barchessa, come struttura portante dell’edificio.

Stranamente poi, in questa struttura che è totalmente aperta sulla campagna circostante, utilizza questa eleganza, questa leggerezza che nasce dal portico, la stessa che abbiamo riscontrato in palazzo Chiericati.






 

Qui, questa leggerezza è in qualche modo contraddetta come se Palladio volesse creare un contrasto molto marcato, ma anche molto intellettuale tra la leggerezza straordinaria del doppio loggiato e la potenza, la massa, la pesantezza di queste colonne di ordine gigante però in bugnato rustico, realizzate come non mai prima d’ora con rocchi, cioè blocchi di pietra resi tondi dai lapicidi, con foro centrale, infilati, imperniati su un palo che una volta era di legno, e che teneva ritta la colonna formata da questi rocchi sovrastanti uno all’altro.

Qui i rocchi prima di tutto non sono rigidi, e sono di bugnato estremamente rustico ed inoltre non hanno tutti le stesse dimensioni.

 

Non abbiamo mai visto prima d’ora colonne in vista di questo tipo, anche in considerazione che Palladio usa poco il bugnato rustico anche negli edifici di città quindi dovremo porci il problema del perché di queste soluzioni, perché queste colonne così pesanti,intervallate da questa balaustra continua, creano quasi una struttura da villa del Tennesee, di New Orleans, tipo quelle di “ Via col vento “.

Qui, evidentemente, proprio perché era una struttura totalmente aperta, Palladio ha voluto recuperare quel concetto presente in palazzo Thiene a Vicenza ( che abbiamo detto essere stato progettato da Giulio Romano), ed il cui bugnato rustico è utilizzato all’interno dell’atrio a quattro colonne.



Questa volontà di mantenere il bugnato a vista così rustico, nell’ideazione di Giulio Romano aveva una motivazione di ordine filosofico.

Riteneva che si dovesse evidenziare, con il passaggio dal bugnato rustico al bugnato gentile, la decantazione, il percorso che la mente dell’architetto doveva operare dalla grezza idea della prima ideazione, alla raffinatezza da apportare al progetto finito, distinguendo poi la fase ideativa dalla fase esecutiva.

Quasi come se la prima idea fosse un abbozzo ibrido, pesante, che come gli scalpellini dalla pietra grezza dovevano operare per creare la forma pulita, così l’architetto, dalla prima idea allo stato embrionale, attraverso il continuo elucubrare del suo cervello, arrivava alla distillazione di una forma perfetta.

Allora questo gravare al pianterreno di Palazzo Thiene stava a significare come l’ideazione, il percorso andava a lievitare, alleggerendosi nei piani superiori.

 

Per villa Serego, che ha una letteratura amplissima alle sue spalle, proprio per la presenza di queste colonne, si ritorna a questo discorso. Si dice infatti che quando noi immaginiamo una villa, ci immaginiamo un cubo, un corpo centrale intorno al quale si dipartono gli annessi rustici; un volume che organizza lo spazio intorno a sé.

Questa è una villa senza una villa, perché manca di un blocco centrale, manca il cubo organizzato con sale e saloni di rappresentanza; qui abbiamo solamente un portico, dietro al quale per tutta la sua percorrenza possiamo avere solamente delle stanze una accanto all’altra.

Praticamente è solo un loggiato che si apre nello spazio.



 

Quindi, questa costruzione così diversa, così innovativa, così fuorviante rispetto a quello che erano le richieste della committenza locale, ha bisogno, secondo la critica, di una forte aderenza ad un nucleo originale di idea particolare.

Questa matrice, questo legame con la terra, con l’ideazione, con la base della struttura, con un’evoluzione ancora da compiere si ha attraverso il ricorso a queste colonne così massicce, a questa forma architettonica, il bugnato rustico, che viene adoperata solo ed esclusivamente per indicare l’abbozzo dell’idea.

Una villa incompleta, una villa che non corrisponde ad una villa e che non avrà alcuno sviluppo successivo.

Una realizzazione del Palladio che non verrà ripresa da alcun architetto a lui contemporaneo.

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